domenica 2 ottobre 2011

Ripartire...e intanto i Mondiali vanno avanti senza di noi!

L'immagine simbolo di quella che doveva essere una partita da dentro o fuori, da vita o morte è quella di Capitan Parisse suonato e sanguinante costretto ad abbandonare la pugna, mentre il fortino italiano era già crollato da un bel pezzo. 
Ancora una volta, nel momento decisivo, l'Italia si scorda che le partite di rugby durano 80 minuti e non solo quaranta. Contro la Russia erano bastati venti minuti per mettere a tacere i volonterosi Orsi, contro gli USA gli azzurri avevano sofferto ma alla fine avevano portato a casa la michetta. quattro mete (di cui una tecnica) e bonus incamerato.
C'era grande speranza e attesa per la partita di oggi: a febbraio l'Irlanda non era apparsa irresistibile, a Roma aveva vinto all'ultimo soffio con un drop del solito O'Gara, che dopo il mondiale dirà addio alla maglia dei Verdi. Così come altri vecchietti che compongono la rosa irlandese.
Ma l'Italia è la solita Italia, quella dei 40 minuti, quella della retorica della sconfitta onorevole, che poteva andare bene agli inizi del nostro cammino nel gotha internazionale ma che ora, per una squadra che vuole emergere ai massimi livelli, non è più spendibile. Perdere con onore o con disonore, in certe occasioni non cambia il senso del discorso: a volte è meglio lasciare da part l'onore è portare a casa una vittoria con il meno nobile ma sempre importante fattore C. 
L'Italia di oggi dimentica l'onore e perde 36-6, sparendo completamente dal campo nel secondo tempo. L'era Mallet si chiude così, con un bruciante eliminazione dalla Coppa del Mondo e i quarti di finale che rimangono ancora una volta una chimera: come nel 2003, cacciati dal Galles, come nel 2007, eliminate per mano, o meglio, per piede della Scozia di Paterson. La stessa Scozia che domenica scorsa si è suicidata contro l'Argentina, aprendo la strada verso i quarti ai coriacei Pumas.
Penso che avremmo molto da imparare da loro: grinta e cuore, lotta su ogni pallone fino all'ultimo secondo, a costo di morire sul campo. Nel 2007, nel match d'esordio contro la Francia, resistettero eroicamente all'assalto dei Galletti dopo una difesa epica, centimetro per centimetro. 
Ai quarti troveranno gli All Blacks, squadra devastante, che ha tritato gli avversari nella pool senza pietà: Tonga, il Giappone, quindi la Francia e il Canada. Tutti sono caduti nel tritacarne nero. Nero come le loro maglie, nero come il loro umore: la stella Dan carter si è infortunato seriamente durante l'ultimo allenamento, per lui mondiale finito e inizio dei problemi. Colin Slade, per quanto ottimo giocatore, non ha la stessa visione di gioco del Marziano, ma soprattutto ha un piede storto peggio del più mediocre pedatore dei campionati amatoriali di calcio. E in sfide tattiche come le partite a eliminazione diretta, i calci possono essere decisivi. Staremo a vedere!
Altro quarto interessantisismo è Australia - Sud Africa. Da una parte l'attacco stellare degli Wallabies, contro la potenza fisica e il pragmatismo degli Springboks campioni uscenti. Gli australiani sono un piacere per gli occhi: giocolieri come Genia e Cooper al servizio di giocatori sopraffini come Beale, O' Connor, Ashley-Cooper e Ioane. Resta da vederli alla prova contro squadre solide, come appunto sono gli Springboks. Dall'altra parte del tabellone spiccano Galles- Irlanda ma soprattutto il "clasico" Inghilterra - Francia. Sulla carta gli albionici sono i favoriti sui galletti, reduci da una pessima pool, condita da due sconfitte contro All Blacks e Tonga, e massacrati dalla critica interna; ma la storia insegna che in queste partite secche tutto può accadere!
Anche senza l'Italia il piatto è ricco, e a me non resta che augurarvi buon rugby!

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