lunedì 24 ottobre 2011

Maledizione!

Le ho trovate, le parole. Un giorno dopo. Mentre continuo a leggere e rileggere i giornali. Perchè per me, quanto accaduto ieri ha ancora i contorni dell'incubo, dal quale spero un giorno di potermi svegliare e poi andare da mio padre e mai madre e dire: "Ho fatto un brutto sogno, che il Sic è morto in un a caduta in Malesia". E invece no, merda. Non è un brutto sogno, e ti accorgi in questi momenti quanto quella frase all'apparenza fatta sia vera: la realtà a volte riesce a essere peggiore del tuo peggiore incubo. Sono quei momenti in cui tu imprechi e riesci solo a dire maledizione! 
Ti accorgi che anche gli eroi sono mortali, che c'è sempre qualcosa che è più forte di un sorriso sempre stampato, di quella chioma riccia contenuta a fatica dentro a un casco, quello stesso casco che rotola nell'erba dopo essersi slacciato.
Simoncelli sembrava uno invulnerabile, un immortale, uno di quegli eroi dei fumetti che si rialzava sempre ed era pronto a sdrammatizzare con una battuta. Perché correre è un gioco, un gioco per adulti che rimangono eterni Peter Pan. Ma quel gioco ultimamente si sta portando via troppe persone: settimana scorsa Wheldon, nell'infernale carambola di Las Vegas. Ieri Simoncelli, arrotato dalla moto di Edwards e del suo migliore amico Valentino Rossi. Perchè ieri il Dio degli sportivi ha deciso di non fare sconti e di divertirsi lui, stavolta. Ha deciso non solo di portarsi via un ragazzo fantastico e un campione di sicuro divenire, ma lo fatto anche nel modo più crudele, in mondovisione e con Valentino come messaggero.

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