mercoledì 21 settembre 2011

Ma è tutta colpa di Gasp??

Una premessa ritengo doverosa e necessaria farla: io non tifo l'Inter e quanto detto qui rispecchia il punto di vista di un tifoso neutrale.
Una seconda premessa è altrettanto doveroso farla: se la collaborazione fra il bravo tecnico ex Genoa e l'Inter è arrivata così presto al capolinea, buona parte delle colpe è del tecnico stesso e del suo integralismo tattico che lo lega a filo doppio a uno schema dispendioso come il 3-4-3. 
Ma tattica a parte e ciò premesso, mi è parso di notare che anche dall'altra sponda del fiume, ovvero l'Inter stessa, non siano arrivati segnali di collaborazione: fin da subito non solo non si è fatto nulla per nascondere l'arrivo del Gasp come una seconda scelta, ma di contro si è fatto di tutto per rammentarglielo ogni volta.
I sogni si chiamavano Capello (ancora vincolato alla nazionale inglese), Villas Boas (il discepolo di Mourinho che ha accettato al corte del Chelsea) o Guardiola (che però ha preferito rinnovare per un altro anno con il Barça degli Illegali [copyright di Riccardo Trevisani, giornalista Sky] ).
Gasperini ha dovuto inoltre scontrarsi con un ambiente che ancora deve riaversi dall'essere rimasto orfano del loro Profeta Josè Mourinho: dalla società ai tifosi passando per i giocatori, tutti non hanno ancora scacciato il fantasma del grande Amore. Ma si sa, anche i grandi Amori finiscono, pure quelli con la A maiuscola e in grassetto. E allora si deve andare avanti, voltare pagina e valutare il nuovo amore per quello che è e che può offrire in quel momento, non in raffronto a quello che è stato prima. Sempre per restare in campo di metafora e spostandoci dall'amore all'auto, dopo che si è guidato una Ferrari raramente si può trovare una macchina che sia perlomeno come essa se non meglio. Quindi, quello che bisogna fare è prendere il buono che ciascuna macchina può offrire e magari capire che in certi termini può essere persino meglio della Ferrari. Però se si raffronta ogni Amore col grande amore e ogni macchina con una Ferrari, nessuno si sposerebbe più dopo la fine del grande Amore e nessuno guiderebbe un'altra auto.
E non è detto che ritessere i fili del grande Amore significhi per forza che tutto torni come prima. Sento da più parti, anche leggendo i messaggi dei miei amici su Facebook, che in molti agognano un ritorno di Mourinho a Milano. Sogno più che legittimo, visto quanto fatto dal portoghese nei suoi due anni Milanesi, culminati con il Triplete del 2010. Ma...e ci sono dei ma: ormai il suo sterile polemizzare e la sua psicologia del tutti contro di me sono noti e stranoti e non attecchirebbero più, nemmeno in un paese come l'Italia dove il calcio è visto come una fede; come del resto non ha attecchito in Spagna. Un secondo motivo di perplessità, scaturisce dalla smisurata intelligenza e, perché no, dallo smisurato ego dello Special One: i rischi legati a un suo ritorno e a un fallimento dell'operazione avrebbero su di lui e sulla sua immagine delle ripercussioni decisamente elevate, motivo per cui il gioco non varrebbe la candela.
Ma torniamo a Gasperini, che come ho detto ha le sue colpe: la panchina per Pazzini (che tristezza poi a ricordare che fino a poco tempo prima mandava in estasi la Gradinata Sud a Marassi con la maglia del mio adorato Doria), il voler insistere su un modulo incompatibile con gli uomini a sua disposizione e altre oscenità assortite (non ultima la sostituzione di Forlan con Muntari sullo 0-0 durante Inter - Roma).
Ma davvero la società è così senza peccato?? Prima il valzer degli allenatori: Bielsa, poi Mihaijlovic, poi Villas Boas ; quindi la cessione di un asso come Eto'o che non è stato adeguatamente rimpiazzato, se non da giocatori buoni ma non di più (Forlan, esploso effettivamente solo a 32 anni), del tutto sopravvalutati (Zarate, che il giorno in cui impararà a passare la palla sarà sempre troppo tardi) o presunti fenomeni finiti presto nel dimenticatoio (Alvarez); da ultimo si sapeva che Gasperini (ottimo allenatore, ma abituato ad allenare in piazze dove la pressione è poca) avrebbe incontrato non poche difficoltà su una panchina di una squadra prestigiosa quale l'Inter campione del Mondo in carica. E qui la colpa secondo me è duplice: la prima appunto di non aver tenuto conto del salto ambientale, la seconda di non aver concesso all'allenatore altro tempo. Le stagioni di transizione ci possono stare (anzi, ci devono stare: per vincere bisogna programmare e programmare richiede tempo)  e cambiare guida tecnica a stagione in corso e ricambiarla poi all'inizio della stagione successiva è quanto di più deleterio ci possa essere. In Inghilterra, l'Arsenal non ha esonerato Wenger malgrado la squadra navighi in cattive acque (l'8-2 beccato a Manchester brucia ancora) e nonostante la gestione dell'Alsaziano (che dura da 15 anni) non abbia brillato per risultati ottenuti, se non quelli d aver lanciato nel calcio che conta una miriade di talenti; e che dire di Ferguson, che prima di vincere tutto per ben sette anni è rimasto a bocca asciutta alla guida dello United??  
Ora l'Inter ripartirà, con un traghettatore in attesa della prossima stagione (mi chiedo con che animo lavorerà il Caronte di turno sapendo che solo quello potrà essere): si parla di Ranieri o di una soluzione interna. Sia chi sia, in bocca al lupo Caronte!

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