martedì 20 settembre 2011

Se vuoi rispettare gli avversari...umiliali!!

In questi giorni, osservando i mondiali di rugby in corso in Nuova Zelanda e buttando l'occhio alle partite di calcio dei vari campionati che si disputano in giro per il mondo, sono saltati all'occhio alcuni risultati clamorosi: nel rugby gli All Blacks hanno distrutto il Giappone con un perentorio 83-7, un punteggio che non ammette repliche. Come non ammette repliche l'(-2 che lo United ha rifilato a quel che rimane dell'Arsenal un paio di settimane fa oppure l'8-0 con cui, nell'ultima giornata di campionato il Barcellona, ha annientato i malcapitati giocatori dell'Osasuna.
Quando si avverano questi risultati, spesso e volentieri la critica si divide in due fazioni: da una parte chi sostiene che a un certo punto è meglio smettere e non infierire, per evitare di umiliare l'avversario. Dall'altra, c'è chi afferma che il modo migliore per onorare un avversario è giocare fino in fondo al massimo, anche se al termine della partita il divario sarà di tanto a poco, se non di tanto a zero.
E credo, dal mio umile punto di vista, che sia questa seconda la scuola di pensiero migliore, e questo serve a spiegare il mio titolo, volutamente ossimorico e che credo possa far sorgere più di un dubbio a molti. 
Ma facciamo un esempio: il divario tecnico che c'è fra gli indiscussi maestri del rugby quali sono gli All Blacks e il piccolo giappone è evidente. Certo, una volta raggiunte le quattro mete e il punto di bonus avrebbero potuto rallentare, fermarsi, magari leggere anche il giornale e bere una tazza di caffè mentre si passavano la palla facendo correre in circolo i poveri nippon finchè questi non sarebbero caduti tutti a terra, a pelle d'orso e con la lingua a penzoloni. O il Barça, avuta la certezza della vittoria, avrebbe iniziato un lungo torello fra gli olè del pubblico, magari con ciascuno dei suoi giocolieri che si sarebbe esibito in palleggi da circo. Certo, le partite sarebbero finite solo 28-0 (quattro mete trasformate) o 3-0: punteggi comunque netti e inequivocabili, ma con gli avversari che sarebbero tornati a casa ancora più umiliati e derisi.
E' vero che prendere otto goal non è piacevole per nessuno, così come subire sedici mete, ma la vera essenza della sfida è solo una: non è chiedere pietà, ma combattere fino all'ultimo, cercando di dimostrare che quel divario non è poi così tanto ampio; è fare in modo tale che la batosta presa una volta sia inferiore la volta dopo, finchè verrà il giorno in cui questo divario sarà se non pari, perlomeno ridotto. In guerra, da che mondo è mondo, una resa sul campo è molto peggiore che non l'annientamento totale. E così è nello sport.
Insomma, se si vuole onorare e rispettare l'avversario, annientalo. Ma non deriderlo...

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